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scultura in ceramica

Scultura

I lavori di Giacinto “ portano i segni di un’inquietudine profonda”. Cerone aggredisce la materia, con gesti rapidi e incisivi. Tagli,
torsioni, lacerazioni diventano la sintesi formale della prorompente composizione plastica dello scultore. Seppure Cerone abbia utilizzato in modo profondo e appassionato diversi materiali (legno, metallo, gesso, plexiglas, vetroresina, moplen, ceramica, marmo, pietra), è ovviamente la ceramica (e in buona parte il gesso) quello che ci trasmette in modo forse più diretto e letterale l’impronta della sua fisicità e della sua gestualità: il nucleo materico di partenza è infatti in questo caso una massa morbida, imprimibile e malleabile di creta che l’artista piegava direttamente con le mani, bucava con le dita, graffiava con le unghie, violentava con i gomiti, rompeva con i pugni o con i piedi, prendeva a bastonate.I blocchi geometrici e, appunto, vuoti, di terra cruda, che gli venivano preparati a partire dal 1993 e fino sua alla morte da Davide Servadei presso la Bottega Gatti di Faenza (nel 1991 Cerone aveva già realizzato numerose ceramiche ad Albisola presso le Ceramiche San Giorgio con Salino e Poggi e poche altre nel 1987), li sottoponeva a torsioni, rotture, squarci, fino a batterli violentemente con un tubo se il suo corpo non riusciva a farli esplodere di rabbia e disperazione, estasi e vita.

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